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                  In edicola

Testate, riviste e periodici cui a vario titolo giornalistico ho collaborato nel periodo 1976-1996

 Dedicato ad amici e talvolta cari nemici purtroppo scomparsi.

 


 

A Cesco Ciapanna, editore e fondatore della Casa Editrice  e  del mensile "Fotografare Novità" .

 

I giornali ne hanno fatto solo vaghi accenni di circostanza e per uno come me che dai tempi di “Lascia o Raddoppia” non guarda la tv, e dei giornali legge ormai i soli titoloni di prima pagina, della notizia non ho avuto traccia sino ad oggi. Al contrario, oggi, nel tempo sempre al presente di Internet, ho trovato un pezzo ahimè datato, dell’amico @edo Prando; un “coccodrillo”  scritto in memoria di Cesco Ciapanna, geniale editore e fondatore della rivista “Fotografare” (la più diffusa ed autorevole d’Europa), venuto a mancare il 16 marzo dello scorso anno. E’ stato così anche per altri amici, ugualmente scomparsi lo scorso anno: Ando Gilardi  per primo, critico e storico della fotografia,con cui ebbi a dividere una quindicina dei miei anni giovanili,  Il grande, grandissimo Gabriele Basilico, un amico discreto; il caro Enrico Giovenzana, il più grande fotografo scientifico d’europa, di cui, Il Prando suddetto a parte, nessuno ha mai speso parola in morte.   Ho conosciuto e frequentato Cesco collaborando anche ad una sua testata milanese, che  a volte, nelle sue calate a Milano, telefonava per incontrare gli amici per un semplice aperitivo al “bersagliere” di via Brera, praticamente sotto casa sua, o per una serata obnubilata dal fumo acre ed azzurrognolo di certe sue sigarette, nel suo mono o bi locale che aveva mantenuto a Milano dai tempi dei suoi esordi come redattore in “Progresso Fotografico” del Namias.  Si parlava di fotografia ma con grande serietà e, caso strano , senza mai fare del pettegolezzo. Più spesso salivo da lui con l’amico Carlo Di Nardo, al tempo uomo comunicazione della 3M italia,  ed allora era sempre e solo un parlar fitto di progetti editoriali, di collaborazioni, di libri, in realtà quasi mai realizzati. Una sera d’estate, mi  telefonò chiedendomi di venire da me in Brianza per una boccata d’aria sana. Andai a prenderlo con Giulia, la mia compagna di quegli anni e  ci dirigemmo a casa mia a Cantù per una serata ruvida a base di pizzoccheri e di un certo vinello marchigiano di sua produzione. A pochi chilometri da casa incappai con l’auto in una grossa buca non segnalata. Rottura del semiasse. Parcheggiata l’auto a bordo strada, con tutta tranquillità, ci incamminammo verso casa continuando imperterriti nel nostro parlare. La serata riscaldata dal vinello fu lunga e Cesco parlò a fiume  della sua tenuta in Costa Rica e dei due o tre sciamani cui dava cibo alloggio ed a cui chiedeva continua  consulenza. Complice la cocciutaggine di Giulia nel voler capire l’impossibile ed una digestione elaborata, la serata si trascinò verso l’alba parlando di numerologia, para scienza in cui Cesco eccelleva. Cesco se ne uscì convinto di aver fatto nuovi adepti, io me ne uscì convinto di non aver capito assolutamente nulla. Ma questo era Cesco, un grande uomo semplice.

Ho letto con commozione il “coccodrillo” di Edo Prando, che coccodrillo non lo è affatto. Di una cosa sono certo: era esattamente quello cheCesco  avrebbe voluto scrivere  su se stesso, e l’ho immaginato sorridere.

Grazie Edo



A Lanfranco Colombo, Editore di Popular Photography, de il Diaframma Fotografia italiana e fondatore della più importante galleria fotografica d'Europa.

Tanta luce Signor Lanfranco-



Ci sono persone che ti segnano per la vita ed io ne ho conosciute, assiduamente frequentate, amate, detestate, ma mai odiate, almeno due: Lanfranco Colombo e Ando Gilardi.
Due autentici giganti cui nel bene più che nel poco di male di entrambi, la fotografia non solo italiana e il sottoscritto, deveono moltissimo.
Due amici cui gli accidenti famigliari miei, più che le contingenze , hanno voluto che me li facessi o ritrovassi nemici, ma nemici di rispetto.
Di Lanfranco, del signor Lanfranco (alle persone che amo e rispetto, non ho mai voluto dare del tu) ricordo come fosse ieri quaranta anni fa, il suo inatteso apparire una domenica mattina a Turate, un paesotto poco lontano da uno dei suoi (alti) forni. Ero alla mia prima e credo unica vera personale fotografica ed ero poco più di un ragazzino sperduto tra foto e vecchietti di un circolo paesano. Passando veloce aveva intravisto e gli era piaciuta la foto messa in locandina. Aveva dato di freno alla inseparabile Alfa ed era entrato a vedere le foto. A passo di corsa. L’uomo Colombo era fatto così, e negli anni in cui ci siamo frequentati avrei imparato a conoscere ed apprezzare ancor meglio i suoi tanti gesti impulsivi di cui oltre a me, gli è debitrice la storia stessa della fotografia mondiale.
Come in un film srotolato all’indietro ricordo confusamente che si aggirò velocemente tra le immagini appese, senza mai soffermarsi su alcune di esse per poi avviarsi all’uscita, e fissarmi un appuntamento a Milano, per organizzare una mia personale in galleria (la sua mitica galleria “il Diaframma” di via Brera, tenuta da Lucilla) e per la pubblicazione di un portfolio sulla sua rivista (Fotografia Italiana). Nessuna delle due cose avvenne mai, ma ci incontrammo comunque come stabilito in redazione ed iniziò la mia collaborazione con la testata, attraverso la pubblicazione di altri portfoli di miei lavori e la frequentazione assidua e collaborativa con il magnifico gruppo che si era creato attorno a lui: c’erano Beppe , Edo, Giorgio, Angelo, tutti amici, cui si aggregò in seguito anche mia moglie Paola .
Non feci mai la mostra.
Non sta a me giudicare se il signor Lanfranco sia stato un (grande ) fotografo come a lui, in fondo, piacerebbe ora essere anche ricordato. Di lui conosco belle immagini, conservo alcuni suoi volumi fotografici dei tanti viaggi per il mondo: belle foto impreziosite da una tecnica e da una utensileria di grande livello. Talune immagini oltre il tempo trascorso, sono ancor oggi bellissime a vedersi, ma, credo, nessun capolavoro gli possa essere accreditato. In fondo la cosa è di poco conto in quanto lui, per noi tutti era molto più che amatore o fotografo o creatore d’immagini uniche e irripetibili. Era il cantore, era il rapsodo, era l’essenza stessa della fotografia e dei tanti fotografi che ne facevano e fanno parte per il mondo e ne rappresentava il suo ed il loro aspetto migliore . Nessuno oggi tra i molti cosiddetti “Maestri” (termine oggiorno assai di moda) può vantarsi immune dalla sua influenza. Nessuno, credo, può dire di “essere stato” senza di lui, senza il suo grande contributo. Nessuno che in qualche misura non sia stato "scoperto" da lui.
Lui era e rimarrà la “fotografia”. Fotografia d’arte.
Ora dalle parti sue, nel lungo cammino che ha intrapreso c’è tanta buona luce per fare foto tutte sue e per sempre. Lo voglio per questo immaginare felice e potrà ancora litigare felice pure con Ando (Gilardi)-


Buone foto Signor Lanfranco. Le merita davvero.
Ringraziandola di essere stato e con lontano affetto.
attilio


 

Ad  Ando Gilardi, saggista, polemista, critico e storico della fotografia.

 

Per tanti anni un grande amico, Maestro e compagno di intriganti ricerche e per tanti anni un implacabile nemico che tanto mi manca! Con tanta nostalgia e tanto affetto.
attilio