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pensionato felice 

 

 

 

 

Da genitori convinti italiani e derivato da antichi lombi svizzero-ticinesi (malcantonesi), ma nato e cresciuto in Brianza, terra finitima al Ticino che, volente o nolente sarebbe ahinoi pur sempre Italia. Che c’è dunque di peggio che l’esser partoriti con marginale errore di latitudine-longitudine e sopportare poi la vita accanto a fascisti, trinariciuti mangiabambini, preti, ladri, grassatori, fottuti politicanti, farabutti d’ogni risma, e Berlusconi? Nulla. Sinceramente nulla è peggio! Eppur si vive, o meglio, si è vissuto dietro le spalle un intrigante avvenire, e inevitabilmente arriva il fatidico dì del: “pensionato garantito”! Mi dissero: è senescenza, vada pure, ma vedrà che da  “quiescente,   la  vita cambierà e si farà monotona, grigia e trista: sofferenza e patimento. Patimento, solitudine, poi ancora sofferenza. Vedrà che  cambierà!  E in effetti tutto è cambiato.

Nell’Italia dell’oggi che cerca lavoro e cerca un domani,  non cerco  nulla, non  abbisogno di nulla oltre il poco. So  del domani,  mi godo dell’oggi la serenità,  la tranquillità. Insomma, pensionato e felice d'esserlo, ed è  evidente che questo destino laico e devoto stava già scritto nei geni, nel DNA, nei  cromosomi. Il passato è passato con gli ardori, le illusioni, gli amori, la stupida gioventù e le poche o tante opere, ma non invano, e neppure ha riposto gli ardori, la vita, l’amore, lasciandomi dietro opere e qualche rigo.  

 

Nato sotto il segno dei pesci, nel dì delle idi.

Famiglia borghese, studi irregolari, con un precoce sessantasette anarchico alla Ghisolfa, poi il sessantotto di prima fila, poi ancora il sessantanove e le grandi illusioni. Le prime collaborazioni come libero cronista a “Il lavoratore lariano” di Como, quindi al “quotidiano dei lavoratori” organo di AO (Avanguardia Operaia).  Infine fotografo stile “concerned” (impegnato o coinvolto socialmente) come si diceva in quegli anni di barricata. I primi servizi a grande respiro nel mondo degli emarginati, degli sfruttati, dei rifiutati e dei disabili. il mio farmi spazio e  importanti riconoscimenti. A seguire servizi fotografici sui grandi cortei, gli scontri, i morti in battaglia. Poi ancora la “Palazzina liberty” col Fo e la Franca a recitare, e io a documentare il teatro d’avanguardia in una Milano nebbiosa e non ancora da bere. Negli anni settanta il matrimonio civile, anzi, civilissimo in tutto, con Paola (Paola Bergna, ora Scianna, responsabile immagine Mondadori e "primadonna" della cultura fotografica non solo italiana), una liceale digiuna di fotografia; ed il crescere insieme per un buon tratto di strada. I nostri comuni primi approcci con le testate giornalistiche di immagine, i primi articoli foto giornalistici, le collaborazioni a seguiire ed i ruoli sempre più impegnativi a Popular Photographi, a Fotografia Italiana, a Photo, a Fotografare, con Il Fotografo, ma anche Abitare, Casabella, Modo e altre testate minori. Una maturità professionale con reportage non più solo impegnati socialmente ma ad ampio raggio culturale e le grandi ricerche, le scoperte nelle collezioni Lombroso, Gorini, Parravicino a Mombello. Le collaborazioni con le avanguardie artistiche (Solmi e l'Opera dei Celebranti) e le Università, primo fra tutti il politecnico milanese e la nascita con Ando Gilardi al CTU, Centro Televisivo Universitario diretto da Degli Antoni del gruppo fotogram per una didattica alternativa delle immagini e le conseguenti lezioni itiineranti per le università italiane. Infine l’abbandono della fotografia, e del giornalismo in favore del “posto statale fisso” da docente, assunto per “chiamata” (un tempo usava anche così, a : "chiara fama") nella mitica ISA di Monza (Istituto Statale d’Arte), erede della ancor caldo ISIA di Marini, Martini ,Persico e di tutti gli artisti che fecero grande il nostro novecento. Anni tranquilli di lavoro proficuo  e le collaborazioni  con molte case editrici tra cui: Zanichelli, Boringhieri/Capelli, Hoepli, il Castello, Janus. Piccoli, De Vecchi , Panini.

Da ultimo con l'approssimarsi dell’ età quiescienziale, il portar le ossa in sottocasa a Giussano, l’abbandono dei libri ancora da scrivere in favore del cinema la scoperta definitiva dell’informatica e del digitale, e le collaborazioni con RAI Educational, la RSI (radio Televisione Svizzera di lingua italiana) , Antenna Tre Lombardia  e la realizzazione di documentari culturalmente impegnati, di Doc Doc, di spot televisivi a sfondo sociale, la realizzazioni di grandi opere  multimediali, con la rivalutazione delle tradizioni culturali e persino canore della Regia Insubria.

 

Ora l’età s’avanza, lentamente, ma s'avanza e nel prima o nel poi si perderà memoria del poco o del molto ed ecco il perchè di queste righe a futura memoria d'un tardo pensionato felice.

 

Senza rimpianti!

 

attilio mina

 

 

1976,  casa Basilico.

In primo piano, a terra, da sinistra: Gabriele Basilico (con barba), Alfonso Grassi (con farfallino) MID Design Compasso D'Oro, Paola Bergna (mia moglie, al tempo) Photo Editor Mondadori, Io (con occhiali).

Seconda fila, da destra: Piero Raffaelli (con fotocamera e riccioli), L'Europeo. Gianni Berengo Gardin (con fotocamera e stempiatura evidente), Laura Bandiera (chioma bionda) redattrice di Photo Italia.

In Fondo, in piedi Cesare Colombo fotografo, seduta a lato Anty Pansera, saggista, storica dell'arte, Brera.


Photo by: Giovanna Calvenzi