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  iniziazione

 

Non è facile spiegare il senso di queste immagini a chi non abbia vissuto gli anni settanta e non abbia avuto ragione del mio modo di operare in quegli anni. Seguivo per istinto gli emarginati, i rifiutati e il mondo dolente dei miseri. Dormivo a volte sulle panchine, girovagavo sulle colline seguendo pagliacci e saltimbanchi su pubblice, piccole piazze, girovagavo di tenda in tenda negli accampamenti Rom. Parlavo con loro, ne avevo confidenza, davo e ricevevo confidenza come fossi dei loro, tra loro. Consegnavo le stampe e trattenevo per me solo ciò che a loro giudizio era possibile ed opportuno mostrare. Attorno alle città c’erano grossi campi abbastanza organizzati, con auto americane forse rubate, qualche roulotte ma soprattutto e sempre sparse ovunque tende improvvisate con vecchie coperte. Pai margini dei piccoli paesi, tra boschi e brughiere c’erano gli sbandati tra i Rom, gente solitaria che agiva e si muoveva per piccoli gruppi solidali. Quegli strani miei amici avevano una vecchia auto, un camion a cassonetto che faceva da casa, e persino un carro gommato per le masserizie con un traino a due di ronzini tutt’ossa. Per capo una vecchia magra e sdentata. Vivevano tutti di carità, o meglio mandavano i bimbi a cercare elemosina impietosendo la gente per strada, ma prima , per far bene, c’era da superare la prova e commuovere la vecchia grinzuta e dura di cuore che faceva da madre e capo per tutti. Non era facile e le punizioni, dure talvolta, arrivavano puntuali. In quegli anni era terminata la strada, meglio, la “super strada”, quel “Vial Zara” (oggi Fulvio Testi) che da Milano portava in Brianza e poi su verso Lecco, i laghi i monti. Su quella strada complice la legge Merlin e l’aperta campagna che poco offriva occasioni di pubblico scandalo, uscirono allo scoperto miriadi di prostitute, giovani e anziane che la notte ballavano il sesso attorno a falò di vecchi copertoni d’auto. I soldi correvano veloci per tutti in un dare e avere senza fine. Fu così che la vecchia riuniti gli uomini del gruppo decise che anche loro , con le due giovani ragazze avrebbero partecipato a quella corsa che pareva sfrenata verso l’agiatezza. Capitai il giorno che tutti attorno al fuoco del campo mettevano a prova le doti della più bella tra le due giovani del clan. Gli uomini urlavano eccitati, la ragazza ballava scomposta, la vecchia bacchettava alle gambe ogni volta che la fanciulla perdeva l’ardore. Superata la prova, gli uomini rasserenati tornarono a giocarsi tra loro alle carte i guadagni che ne avrebbero ricavato. Ma forse tutto questo era solo una vana speranza o nient'altro che un sogno svaporato di agiatezza.